(www.dilloadalice.it n.129 del 15/11/2006)
            
            
            La Dott.ssa Barbara Rossi, laureata in Psicologia presso 
            l'Università degli Studi di Padova si è successivamente 
            specializzata in psicoterapia a indirizzo individuale e gruppale. Ha 
            maturato esperienze professionali in vari settori, collaborando col 
            SSN, col Ministero della Giustizia, con alcuni Istituti Scolastici e 
            con Associazioni di Volontariato. Attualmente svolge attività libero 
            professionale come Psicologa, Psicoterapeuta, Gruppista, Formatrice. 
            Ha pubblicato vari articoli nell'ambito delle dinamiche psicologiche 
            e della psicoterapia di gruppo. Dal 2000 collabora col CISP, per 
            attività didattiche e scientifiche, divenendone nel 2003 Presidente 
            Onorario. 
            
            Coautrice del volume: “Panico. Istruzioni per l'uso”. Ed. 
            Armando, 2006 che verrà presentato Mercoledì 15 Novembre alle ore 
            21.00 presso la “La Gabella” di via Roma in città: sarà presente 
            anche la dott.ssa Barbara Rossi alla quale i presenti potranno 
            sottoporre domande e chiarimenti. 
            
            
            
            Dottoressa, può spiegarci cosa sono i disturbi di ansia e come 
            si manifestano? 
            
            L'ansia è uno stato di allarme, di forte preoccupazione, di 
            inquietudine e attesa di un pericolo imminente e non definibile. 
            Questa condizione si associa a sentimenti di incertezza e a vissuti 
            di impotenza. A differenza della paura che è una risposta emozionale 
            a condizioni di pericolo reale esterno ben riconoscibile, l'ansia è 
            una paura senza oggetto, compare senza che vi sia una reale minaccia 
            riconoscibile dal soggetto. 
            
            Quando l'ansia si presenta in misura contenuta costituisce una 
            reazione di difesa dell'organismo (correlata con l'istinto di 
            conservazione), per migliorare l'adattamento all'ambiente della 
            persona. Essa diviene problematica quando l'individuo non riesce più 
            a dare delle risposte funzionali alle varie situazioni, e ne risente 
            in misura tale da compromettere il raggiungimento di scopi 
            realistici, ostacolando il godere di comuni soddisfazioni. 
            
            Tra i disturbi d'ansia possiamo citare il disturbo di attacco di 
            panico, agorafobia, fobia, ansia generalizzata, ecc. 
            
            
            
            E gli attacchi di panico? 
            
            Si manifestano con una crisi d'ansia acuta, imprevedibile ed 
            inaspettata, di breve durata solitamente (circa 10 minuti). Durante 
            questo tempo la persona vive un'esperienza intensa e traumatica, di 
            paura o disagio, accompagnata da un senso di pericolo o di 
            catastrofe imminente. Presenti sono anche una serie di sintomi 
            quali: dispnea, palpitazioni, nausea, dolore al petto, sensazioni di 
            soffocamento e asfissia; capogiri, sudorazione e tremori; intensa 
            apprensione; terrore di avere un infarto, di morire, di soffocare, 
            di sprofondare nella terra, di essere travolti da palazzi che 
            improvvisamente e inaspettatamente crollano addosso alla persona, di 
            impazzire.
            Razionalmente si comprende l'assurdità di alcuni sintomi, ma la 
            paura e l'angoscia restano fortissime. E senza comprensione. Ne 
            conseguono comportamenti di evitamento delle situazioni in cui il 
            soggetto ha sperimentato la crisi. 
            
            
            
            Quando si ha un attacco di panico o di ansia cosa si deve 
            fare? 
            
            Durante l'attacco è difficile fare qualsiasi cosa. Soprattutto 
            all'inizio, quando non si conosce, quando giunge inaspettato. 
            Concentrarsi sul proprio respiro, cercare il proprio modo di 
            tranquillizzarsi, aspettare che passi, sono piccole strategie che 
            possono aiutare. Il panico però vuole essere ascoltato e compreso, 
            altrimenti gioca al rialzo. Alcune persone con piccoli accorgimenti 
            riescono a superare il problema, altre invece hanno bisogno di un 
            aiuto specializzato per guarire. Purtroppo è facile che questo 
            disturbo tenda a cronicizzarsi perché le persone si chiudono con le 
            loro paure, pensando di non poter più guarire. E così rinunciano a 
            vivere, purtroppo. E' importante non arrendersi perché guarire si 
            può, accettando di mettersi in gioco. 
            
            
            
            Quando una persona si rende conto di soffrire di questi 
            disturbi a chi si rivolge? 
            
            Di solito la persona fa strani giri tortuosi, di medico in 
            medico, finchè comprende che lo specialista più adeguato è lo 
            psicoterapeuta, eventualmente successivamente coadiuvato dallo 
            psichiatra per il trattamento farmacologico e da un lavoro di 
            gruppo. Ci sono persone che hanno trascorso anche 10-20 anni di 
            accertamenti, visite ed esami vari (gastroscopia, colonscopia, ECG, 
            ecc) senza esito. 
            
            
            
            Quale miglior comportamento devono tenere i famigliari e le 
            persone vicine per aiutare chi soffre? 
            
            A questa domanda potrebbe meglio rispondere l'interessato. 
            Comunque, se pensiamo che il panico è una grande paura, il ruolo 
            cruciale dei familiari diventa quello di stare vicino, aiutare a 
            tranquillizzare. Va però sempre ricordato che il panico non dovrebbe 
            diventare un alibi per evitare di occuparsi di sé, o delle paure. 
            
            
            
            
            E' vero che oggi gli attacchi di panico e di ansia sono molto 
            più diffusi rispetto al passato? 
            
            Penso proprio di sì. Da un lato se ne parla di più e si conoscono 
            meglio. In passato si parlava di esaurimento nervoso, di problemi 
            ormonali, di “capricci”, e c'era poca attenzione ai bisogni 
            emozionali delle persone. Chi ne soffriva aveva paura a parlarne. E' 
            anche vero però che la nostra società ci pone di fronte a tante 
            scelte, tanti bisogni nuovi, che possono arricchire ma anche 
            disorientare e fa perdere. 
            Una delle domande che pone il panico riguarda proprio il poter 
            scegliere. Ci dice “che faccio? Vado o resto?” . La ricerca della 
            risposta può creare molta angoscia. 
            
            
            
            Ci può essere una correlazione fra ansia, panico e 
            suicidi? 
            
            Alcuni studi affermano che il disturbo di panico, nel tempo, può 
            portare all'esasperazione e a gesti disperati. 
            
            
            Questi disturbi colpiscono in particolare determinate fasce o 
            tipologie di persone? 
            
            Il panico può colpire chiunque. Sia uomini che donne ne soffrono. 
            C'è una prevalenza di donne che soffrono di panico con agorafobia. 
            Per agorafobia si intende la “paura ossessiva di essere incapace di 
            attraversare da solo un luogo aperto o di camminare in una strada 
            deserta” (Dizionario di Psicologia, di Arnold 1975). Non esistono 
            categorie privilegiate o immuni. 
            Tutti possono essere “attaccati”. Ci sono dirigenti che soffrono 
            silenziosamente di panico, vergognandosi a dirlo per il ruolo di 
            responsabilità che ricoprono, studenti con panico e ansia di 
            prestazione, casalinghe chiuse in casa con il panico, impiegati 
            relegati tra ufficio e casa, muratori che non riescono a lavorare in 
            alcuni giorni, quando la paura li assale. 
            
            
            
            Quanto tempo occorre per “guarire” da questi disturbi? 
            
            Dipende dalla gravità del disturbo e da quanto tempo è passato 
            dall'inizio dei sintomi alla cura. 
            
            L'aspetto importante è che guarire si può, che dipende anche da 
            noi. A questo proposito vorrei ricordare il Servizio informativo e 
            di orientamento gratuito offerto dal CISP, Centro Italiano Sviluppo 
            Psicologia, per coloro che hanno dubbi o vogliono saperne di più.